Page 13 - merged
P. 13

330                                                                 LUISA BONOLIS

      quantità di tempo a questi problemi sebbene il lavoro teorico di quel periodo stia seguendo
      delle linee completamente diverse. Come primo passo, nell'inverno a cavallo fra il 1930 e
      il 1931, Fermi si dedica alla costruzione e al funzionamento di una camera a nebbia, con
      l'aiuto di Edoardo Amaldi. Il punto debole del dipartimento di fisica di Roma è proprio
      la mancanza di strumentazione e la mancanza di efficienza dell'officina per costruire gli
      apparati. È possibile soltanto costruire strumenti molto semplici, e anche questi con un
      notevole dispendio di tempo e di fatica. Queste circostanze inducono Fermi ad adottare
      metodi del tipo "fai da te" che sono caratteristici del suo modo di lavorare, sia a livello
      teorico che sperimentale. La camera a nebbia viene costruita e utilizzata, ma le tracce
      di particelle a osservate sono di bassa qualità a causa dell'inefficienza del meccanismo di
      espansione e della difficoltà di eliminare le vecchie tracce. Non vengono nemmeno fatti
      tentativi di fare fotografie.


       1931

         Nella primavera del 1931 le difficoltà incontrate a livello pratico inducono Fermi ad
      abbandonare il progetto della camera a nebbia e a dedicarsi di nuovo esclusivamente al
      lavoro teorico, pur continuando a partecipare all'attività sperimentale che si svolge nell'I-
      stituto di via Panisperna. Secondo quanto ricorda Rasetti "l'attività sperimentale negli
      anni 1927-31 si svolse quasi interamente nel campo della spettroscopia atomica e moleco-
      lare [ ... ) anche perché ne conoscevamo bene la tecnica e avevamo strumenti adeguati".
      Ma a partire dal 1929 Fermi e Rasetti cominciano appunto a rendersi conto che il futuro
      sta ormai nel campo della fisica nucleare. A quell'epoca si conosce l'esistenza di processi
      di decadimento che avvengono con l'emissione di una particella a o di una particella (3,
      accompagnati da emissione di raggi γ. Nel 1928 il fisico russo George Gamow, all'epoca a
      Göttingen, e, indipendentemente, Ronald W. Gurney e Edward R. Condon a Princeton,
      avevano pubblicato una teoria secondo la quale il processo di decadimento a è una conse-
      guenza dell'effetto "tunnel", un processo quanto meccanico secondo il quale le particelle
      a, riescono a penetrare attraverso la barriera di potenziale coulombiana del nucleo e a
      penetrare in una regione che sarebbe loro proibita da un punto di vista classico. Il nucleo
      deve essere dunque una struttura composta, tenuto insieme da forze ancora sconosciute.
      Fino alla scoperta del neutrone, all'inizio del 1932, si continuerà a ritenere che i nuclei
      di tutti gli elementi siano composti di protoni e elettroni, sebbene ipotesi sull'esistenza
      di una particella neutra pesante fossero state avanzate da Rutherford già nel 1920. Il
      confinamento degli elettroni in un volume delle dimensioni del nucleo e lo spettro conti-
      nuo delle velocità con cui i raggi (3 (elettroni) vengono emessi dal nucleo, portano a una
      serie di risultati paradossali, tra cui quello dell'apparente non conservazione dell'energia,
      ipotesi presa seriamente in considerazione da Bohr. Pauli pensa che "Bohr è su una
      strada completamente sbagliata" e propone che insieme all'elettrone vengano emesse una
      o più particelle neutre, che saranno dette (su proposta di Fermi) "neutrini". In ogni
      disintegrazione (3 l'energia liberata nel processo si ripartisce tra elettrone e neutrino in
      modo che l'energia dell'elettrone possa assumere tutti i valori da zero fino a un certo
      massimo. Questa ipotesi viene formulata informalmente da Pauli in una lettera scritta
   8   9   10   11   12   13   14   15   16   17   18